lunedì 31 marzo 2014

Meglio della deriva... la Phinna!!

Da sempre, progettisti, cantieri ed armatori studiano nuove tecnologie che possano migliorare le performance delle barche. Da qualche anno però la ricerca si è spostata da scafi e vele alle appendici, concentrandosi sull’efficienza idrodinamica delle parti immerse (basti pensare all' introduzione di derive a baionetta, canting keel...).
Una vera innovazione in questo campo è stata sviluppata da Inoxsail, una  start-up italiana (a mio avviso destinata a farsi conoscere ben presto in tutto il mondo), che si occupa di progetti molto innovativi nel campo della vela, tra cui: 
  • Barche a vela costruite con la tecnica, di derivazione aeronautica, del sandwich di lamiere metalliche sottili ovvero scafi in acciaio inox o titanio, leggeri come quelli di plastica, strutturalmente omogenei, inaffondabili, durevoli, veloci e bellissimi.
  • Phinna : una rivoluzionaria pinna di deriva a sezione alare variabile (brevetto depositato) ovvero velocità ed angolo al vento irraggiungibili con la attuale tecnologia delle appendici immerse.


La Phinna, un’innovazione ad altissimo contenuto tecnologico, è installabile su qualunque barca a vela e risolve il problema della simmetria dei profili immersi delle attuali derive.  
In pratica, è una vera e propria “ala” immersa sotto lo scafo che “nuota” nel flusso sviluppando la migliore portanza, in ogni condizione marina ed ogni andatura, e quindi migliorando la prestazione, dell’imbarcazione che la monta, in termini di velocità e di angolo al vento.



La pinna strutturale a sezione alare variabile funziona meccanicamente sfruttando le differenze di pressione sul profilo ottenendo, senza intervento dell’equipaggio e senza consumo di energia, la modifica istantanea della sezione. 




Se ne vuoi sapere di più leggi qui, se vuoi sapere tutto, giovedi 10 aprile, a partire dalle ore 15 nell’Area Grandi Eventi, del TAG Heuer VELAFestival si terrà una conferenza interattiva – che mixerà immagini, parole e video – su Phinna, il prodotto di punta di Inoxsail.

Buon Vento.

venerdì 28 marzo 2014

Conto alla rovescia per Tuttovela 2014


Manca poco meno di un mese a giovedì 24 aprile quando prenderà il via una nuova e coinvolgente edizione  del Trofeo Accademia Navale e città di Livorno e del suo Villaggio della Vela Tuttovela, che, allestito all’ Approdo della Porta a Mare del porto Mediceo, affiancherà come ormai tradizione il prestigioso appuntamento velico sino a domenica 4 maggio



Riconferme e novità per un’edizione che saprà catalizzare l’attenzione di un pubblico molto numeroso e non solo degli appassionati della nautica.



Anche quest’anno, infatti, si conferma il binomio ormai più che collaudato e di successo fra il TAN e il Villaggio Tuttovela, due eventi concatenati, uniti nell’ unico intento di creare dei momenti di gara (il TAN ) e di festa (Tuttovelache durante la passata edizione ha accolto oltre 180 mila visitatori che hanno affollato gli stand ed animato i numerosi eventi di intrattenimento e spettacolo.



Il Villaggio si articola ogni anno in tanti nuovi eventi clou posti in essere per intrattenere, divertire, informare e aggiornare i visitatori che ogni anno interessati e curiosi raggiungono Livorno
Il Porto Mediceo nei giorni in cui si svolge Tuttovela  cambia completamente aspetto: diventa ricco di colori, di vivacità, di ambienti, di musica di nuovi incontri… 
Mille prodotti sono portati dagli espositori provenienti da ogni parte d’Italia e dell’Europa.


DOVE SI SVOLGE:
Livorno, nell' Approdo della Porta a Mare del porto Mediceo.
Indirizzo: via del Molo Mediceo, Livorno.

QUANDO SI SVOLGE
Da giovedì 24 aprile a domenica 4 maggio.

A CHE ORA
L’area espositiva è aperta ogni giorno dalle 10.00 alle 22.00.

BIGLIETTI E PREZZI
Ingresso gratuito

Buon Vento.

mercoledì 26 marzo 2014

Vele solari per le nostre barche?


Una necessità di chi effettua lunghe permanenze in barca a vela (sia in navigazione che in ormeggio) è quella di poter disporre di sufficiente energia elettrica, per questo molte barche a vela sono dotate di pannelli fotovoltaici
Il difetto di questi pannelli è che ingombrano e forniscono poca elettricità.
Ci vorrebbero dei pannelli meno ingombranti ma più grandi, ma dove metterli in una barca a vela?
Da qualche anno, in tutto il mondo si stanno studiando delle soluzioni per poter sistemare grandi pannelli fotovoltaici nella randa.
Finalmente  sembra che la cosa sia diventata possibile.  



La Sailmakers France, una grande veleria francese, ha fondato una nuova società la SolarClothSysytem che produrrà delle rande realizzate con un tessuto brevettato negli USA che contiene un pannello solare.

Attualmente stanno sperimentando il tessuto e apportando le ultime modifiche ai tagli e ritengono che per settembre 2014 potranno iniziare a commercializzare il prodotto.

A partire dal prossimo autunno, si potranno quindi avere delle rande con all'interno dei pannelli solari. Queste saranno piegabili e rollabili né più, né meno, come quelle che abbiamo ora sulle nostre barche.

I pannelli saranno ad alta efficienza e in grado di funzionare anche in ombra. Le nuove celle fotovoltaiche, infatti, funzionano con qualsiasi tipo di luce diretta o indiretta.

I pannelli saranno laminati all'interno della vela e un nastro conduttore, sempre all'interno della vela, porterà l'elettricità prodotta alle batterie.



Anche in Italia ci sono in corso sperimentazioni analoghe, se ti interessa saperne di più, puoi continuare a leggere del progetto SIEP oppure del progetto Sunsailing vele fotovoltaiche. 

Buon Vento.

lunedì 24 marzo 2014

Vela e ...Vettori

Perché navighiamo controvento?
Vi siete mai chiesti come fa una barca a vela a navigare controvento
La risposta la dovremo chiedere a Newton o Bernoulli e più precisamente al secondo principio della dinamica e al teorema di bernoulli.
La ragione è molto semplice e per capirla dobbiamo rifarci alla dinamica del volo.



Consideriamo il caso in cui l’ala è ferma e l’aria è in movimento. Nella figura sovrastante è rappresentato un profilo alare ed è disegnato il moto di due volumetti di fluido A e B che vengono separati dall’ala e passano il primo al di sotto di essa ed il secondo di sopra per poi rincontrarsi. A causa della forma dell’ala il volumetto A segue un percorso rettilineo mentre B ne segue uno curvo e quindi più lungo. Dato che i due volumetti impiegano lo stesso tempo per spostarsi dobbiamo ammettere che la velocità dell’aria al di sopra dell’ala sia maggiore di quella al di sotto. Quindi per il teorema di Bernoulli la pressione che preme sulla parte inferiore dell’ala è maggiore di quella che si esercita sulla parte superiore, ciò determina parte della forza chiamata portanza che sostiene l’aereo in volo.

La stessa cosa succede alla vela (che per la sua forma ha un comportamento assimilabile a quello di un ala di aereo) con l'unica differenza che la forza non è più diretta verso l'alto ma orizzontalmente.



Questo principio, abbinato all'uso della deriva, permette alla barca di avanzare di bolina, in linea retta. Cosa che non avverrebbe in assenza della deriva, infatti essa sotto il pelo dell'acqua genera una forza "uguale" in intensità, ma in contrasto nel verso, alla componente perpendicolare all'asse della barca della forza descritta sopra. 
Senza l'uso di questo accorgimento costruttivo, si determinerebbe solo lo scarroccio senza la possibilità di avere una bolina o rotta controllata.



Bolina
La freccia celeste indica la spinta laterale generata dalla depressione sul lato sottovento della vela; tale spinta può essere scomposta in due vettori, quello nero, che viene annullato dalla resistenza uguale e contraria generata dalla deriva immersa nell'acqua, e quello blu, che è la risultante spinta all'avanzamento della barca a vela.
Possiamo concludere che per poter far avanzare la barca a buone velocità è necessario fare dei buoni calcoli vettoriali per poter eliminare al massimo la resistenza.


Vettori e Vento apparente
Il vento apparente è quel particolare vento percepito da un osservatore in movimento. In condizioni di aria ferma, esso possiede intensità proporzionale e direzione opposte a quella del movimento. In presenza di vento reale, il vento apparente è la somma vettoriale del vento prodotto dall'avanzamento e del vento reale.

Nella navigazione a vela il vento apparente ha grande importanza perché è in relazione all'intensità e direzione di questo vengono regolate le vele per seguire una rotta prescelta. 
Poiché il vento apparente è quello che effettivamente agisce sull'imbarcazione, la sua velocità può essere misurata con l'anemometro di bordo. 
La strumentazione moderna consente anche di calcolare la velocità del vento reale quando sono conosciute la velocità della barca e del vento apparente.
I vettori delle velocità che concorrono al vento apparente sono rappresentati nel disegno, dal quale si può dedurre che il vento apparente coincide con il vento reale solo quando l'imbarcazione è ferma rispetto al fondo marino, mentre all'aumentare della velocità dell'imbarcazione il vento apparente si discosta sempre più dal vento reale per avvicinarsi al vento di avanzamento.



Poiché è il vento apparente ad incidere sulla velatura ne consegue che la navigazione con vento in poppa è sempre la meno efficace, poiché all'aumentare della velocità dell'imbarcazione corrisponde una proporzionale diminuzione dell'intensità del vento che agisce sulle vele. Infatti su di un qualsiasi mezzo che si muovesse ad una velocità equivalente a quella del vento reale e nella stessa esatta direzione, la percezione di vento apparente sarebbe nulla. (leggi questo interessante articolo).



Per il motivo sopra enunciato una imbarcazione a vela in procinto di raggiungere un punto (boa) posto nella direzione del vento avrà maggiore velocità di avvicinamento all'oggetto non percorrendo la rotta più breve e con vento in poppa, bensì bordeggiando in modo tale da mantenere un angolo con la direzione del vento apparente più favorevole alla efficacia della velatura. È questo il tipo di navigazione che cerca una imbarcazione in regata, in un percorso a bastone e al momento di affrontare il lato di poppa.
Alcune imbarcazioni a vela, in particolare multiscafi o tavole a vela, generando con l'avanzamento un notevole vento apparente, possono navigare a velocità superiori al vento reale presente in quel momento. In genere questo avviene in navigazioni con vento al traverso della rotta seguita dall'imbarcazione. 

Buon Vento.

venerdì 21 marzo 2014

Jeanneau Sun 2000


Molti lo definiscono "un derivone travestito da minicabinato" perchè rispetto ad altre barche si è privilegiata la vivibilità in pozzetto piuttosto che quella interna, ma il Sun 2000, ha tutte le caratteristiche che rendono piacevole fare vela: ingombro minimo, trasporto e messa in acqua facile, carena elegante, stabile e veloce, pozzetto ampio e confortevole, interno molto ben organizzato.



La deriva mobile non essendo zavorrata può essere alzata e abbassata agevolmente operando su una cima, operazione fattibile con un braccio solo agendo sulla leva di blocco dello strozzatore con un piede.



Il piano velico è adeguato, la randa, e’ bella grande, anche se si sente la mancanza di un tesabase che aiuti a modificarne la forma,  Il genoa e’ a bassa sovrapposizione,  molto pratico da manovrare in solitario.

Con mare piatto si riesce a far muovere la barca con un filo d’aria, ma appena il vento rinforza arrivano le sensazioni intense, anche perché essendo abbastanza leggera e col peso in alto sente tantissimo la distribuzione del pesi tendendo a sbandare molto.



SCHEDA TECNICA
Lunghezza f.t. 6.64m 
Lunghezza scafo 6.2m 
Larghezza 2.55m
Pescaggio 0.30m – 1.60m 
Dislocamento 1100 kg 
Cuccette 4
Motore fuoribordo
Randa 15.00 m2
Genoa Rollabile 9.00 m2
Spinnaker 32.00 m2 
I 8.20 m
J 2.38 m
P 8.25 m
E 2.80 m
Categoria C – 5
Designer Olivier Petit

Se ne vuoi sapere di più trovi delle interessanti recensioni qui e  qui.
Buon Vento.

mercoledì 19 marzo 2014

La stabilita’ della barca

Se per il galleggiamento di una barca il discorso è abbastanza semplice, si prende il principio di Archimede e lo si mette in  pratica (dislocamento), per la stabilità le cose si complicano.
La stabilità poppa prua (beccheggio) è data dalla lunghezza dello scafo e perciò è sempre considerevole, mentre per ottenere la stabilità trasversale (rollio) occorre lavorare in due diverse direzioni:

  • Stabilità di forma
  • Stabilità di peso




 Nella stabilità di forma ad un’inclinazione dello scafo corrisponde un allontanamento del punto di spinta esercitato  dall’acqua sullo scafo e il baricentro della carena, maggiore è la distanza tra questi punti e maggiore sarà la forza  raddrizzante.



Il massimo di stabilità si ha con i catamarani  e trimarani anche se taluni progettisti stanno realizzando delle forme sempre più stabili anche per le barche.


 La stabilità di peso si ottiene spostando in basso, rispetto alla superficie dell’acqua il baricentro della carena. A barca  orizzontale il punto di spinta e il baricentro di carena sono sullo stesso asse e la stabilità è nulla; aumentando lo  sbandamento i due punti si allontanano costruendo una forza raddrizzante che sarà massima con lo scafo a 90°.

Quanto detto porta a dividere le imbarcazioni in due grandi categorie:

  • Gli scafi a stabilità di forma da sempre conosciuti in oriente e nel pacifico, leggeri, maneggevoli e con alte prestazioni.
  • Gli scafi a stabilità di peso culturalmente noti in europa dalla nascita della navigazione, meno maneggevoli, con prestazioni limitate ma con la possibilità di stivare molta più merce.

Da sempre per aumentare la stabilità trasversale di una barca sotto vela si usa spostare i pesi a bordo, che potevano essere merci, per un veliero commerciale o armamento per un veliero armato di cannoni.


   

 Oggi sulle grandi barche a vela o sugli scafi da regata si usano i water ballast; serbatoi laterali che possono essere riempiti  d’acqua alternativamente con l’ausilio di potenti pompe in modo che il serbatoio sopravvento con il peso dell’acqua  imbarcata contribuisca a contrastare la forza del vento sulle vele



  

 Un altro sistema in uso sulle moderne imbarcazioni è l’adozione della canting keel; ovvero la possibilità di ruotare  sopravvento la pinna di deriva aumentando così il momento raddrizzante dello scafo.

water ballast, sono di facile  costruzione e non presentano molte difficoltà ma hanno la massima efficacia a barca diritta perdendola con l’aumentare dello sbandamento.
La canting keel invece agisce egregiamente anche ad angoli di sbandamento notevoli ha però notevoli complicazioni tecniche e perde superficie di deriva quando è inclinata. Per questo motivo si  aggiungono delle derive a baionetta che complicano ulteriormente la costruzione.




Buon Vento.

lunedì 17 marzo 2014

Uscita "trooppo soft" con Meteor


Le premesse per un uscita soft c'erano tutte:
previsti per mezza mattinata 4-6 nodi di maestrale che avrebbero dovuto salire a 7-9 e girare a tramontana.
Insomma mattinata tranquilla, ma resa ulteriormente gradevole dal cielo sereno e dalla temperatura mite.
Ci facciamo le nostre 2 miglia di Tevere per raggiungere il mare nella quasi totale assenza di vento (uhm...), anche se in prossimità dei due segnali, si comincia a sentire una brezza.. (fiuuu...) e si sente una discreta onda di risacca.
Usciamo, finalmente in mare, si balla, superiamo le onde presenti in zona foce, armiamo le vele, prima la randa e poi il fiocco, spegniamo il motore...





E aspettiamoDov'è il vento?




Il vento quando arriva il vento?...
Aspettiamo e non  siamo i soli... Come si dice,  Mal comune mezzo gaudio? (A Roma si dice consolati con l'aglietto... :-) )
Un po più a sud, aspettano anche gli agguerriti velisti partecipanti all' ultima giornata di regata del XXXIII Campionato invernale di Roma - Trofeo Città di Fiumicino tra cui tanti amici.




Finalmente (la pazienza è la virtù dei forti) si alza un po di vento che ci permette di tirare qualche bordo tra il porto di Ostia e il faro di Fiumicino,





e lentamente (ma gradevolmente) trascorre il nostro tempo a disposizione, e si avvicina l'ora del rientro.



Che dire, se ci fosse stato più vento, sarebbe stato meglio. Ma io penso che bisogna sapersi accontentare, in fondo abbiamo passato delle ore piacevoli in mare, in allegria, con bel tempo e poi devo dire che spremersi le meningi per riuscire ad ottenere il massimo possibile dal poco vento che c'era è stato divertente e formativo.


Buon Vento.

venerdì 14 marzo 2014

Seconda edizione del “TAG Heuer VELAFestival”


Dopo il grande successo della prima edizione che si tenne nel 2013 a Livorno, quest'anno la seconda edizione del “TAG Heuer VELAFestivalsi sposta a Genova.

Se pensate che sia un evento mondano, scordatevelo, se pensate sia solo un salone nautico siete fuori rotta. Il Festival della Vela è una manifestazione per appassionati, come se ne fanno in tutto il mondo, organizzata dal Giornale della Vela.  



Un momento dove appassionati, espositori, professionisti, marinai si ritrovano per parlare la stessa lingua, quella della passione per il mare e per la vela. Una festa nel cuore di un porto vero dove protagonisti sono le barche, gli accessori e i marinai presentati da chi li conosce bene. 



Un porto ideale dove, come in uno yacht club, ti fermi anche per scambiare quattro chiacchiere davanti ad un buon bicchiere, vedere un eccitante video, visitare una mostra, partecipare a un evento, conoscere un marinaio che ha qualcosa da raccontarti, incontrare i velisti dell’anno, che avete votato voi stessi



Da quest'anno anche un occasione di provare l'ebrezza della competizione con la TAG Heuer CUP 2014: la  veleggiata competitiva a vele bianche (no Spinnaker no Gennaker) aperta a tutte le barche cabinate e non (derive) in cui è anche possibile trovare imbarchi singoli (tramite società di noleggio selezionate). 


DOVE SI SVOLGE:
A Genova, nel porticciolo Marina Fiera e negli spazi prospicenti coperti da un’imponente tensostruttura “ad ala”, all’interno della Fiera di Genova, nel cuore della città.
Indirizzo: Fiera di Genova, Piazzale Kennedy 1.

QUANDO SI SVOLGE
Da giovedì 10 aprile a domenica 13 aprile.
Da lunedì 14 prove di barche in mare su prenotazione a cura degli operatori.

A CHE ORA
L’area espositiva è aperta ogni giorno dalle 10.00 alle 19.00 (giovedì 10 apertura ore 12, domenica chiusura ore 18). 
Apertura ristorante e bar sino alle 23:00 (sabato sino alle 24).
Ogni sera eventi dalle 18,30.

BIGLIETTI E PREZZI
Prezzo ingresso: 7 euro.
Ingresso+parcheggio all’interno del TAG HEUER VELAFestival: 10 euro.
Ingresso gratuito sino a 12 anni.
Un ingresso gratuito acquistando il numero di aprile de Il Giornale della Vela (prezzo solo parcheggio 3 euro).
Biglietteria all’ingresso della manifestazione. 



Buon Vento.

mercoledì 12 marzo 2014

Vela e ... Forze in gioco

Tante sono le domande che vengono in mente vedendo come si comportano gli oggetti in acqua.
Chi, vedendo una barca, una nave o qualunque altro oggetto sull'acqua, non si è posto mai la domanda perché galleggia?

PERCHÉ LA BARCA GALLEGGIA?
La risposta  a tale domanda la diede nel III secolo a.c un matematico e fisico greco di nome Archimede che scoprì che si poteva calcolare il volume di un corpo di forma irregolare misurando il volume dell'acqua che veniva spostata quando il corpo veniva immerso.

"... un corpo immerso in un liquido riceve da quest'ultimo una spinta verso l'alto, pari al peso di liquido spostato dal corpo stesso...".



Proviamo ad immergere completamente un cubo di un decimetro per lato in acqua. Esso sposterà un decimetro cubo del liquido, quindi riceverà dal liquido una spinta verso l'alto di circa un chilogrammo, visto che 1 decimetro cubo di acqua pesa appunto 1 kg.
A questo punto se il cubo peserà meno di un chilogrammo riemergerà fino a lasciare immersa una parte pari al peso di liquido spostato. Altrimenti affonderà in quanto la forza di sprofondamento dovuta al peso sarà superiore alla spinta della forza di Archimede.


Su tale principio come è ovvio si basa anche il galleggiamento di una barca a vela.



Come potrete notare dalle due figure per poter capire il fenomeno dobbiamo rifarci alle forze in gioco. In base a tale principio i corpi immersi nell'acqua ricevono una spinta FA verso l'alto uguale al peso del liquido spostato.
Ricordiamo però, che tutti i corpi sono soggetti ad un'altra spinta FP dovuta al loro peso.
Quale di queste due forze contrarie prenderà il sopravvento?
Basta riflettere che la prima delle due forze è in rapporto con il volume dell'acqua spostata e quindi con il volume del corpo,mentre la seconda è dovuta al peso del corpo.
Perciò i corpi di grande volume e di piccolo peso tendono a galleggiare ,mentre quelli di piccolo volume e grande peso affondano.
L'equilibrio si verifica quando il corpo pesa per unità di volume ,esattamente quanto l'acqua e cioè quando ha un peso specifico uguale a quello dell'acqua.
Un corpo più leggero dell'acqua s'immerge finché il suo peso complessivo uguaglia quello del liquido spostato dalla parte del corpo immersa.
In formule avremo:
FA=pp V,
dove FA è la forza di Archimede pp è il peso specifico del fluido e V il volume del corpo immerso.

SCUFFIA: CAPOVOLGIMENTO DI UNA IMBARCAZIONE
E interessante conoscere anche le forze che entrano in gioco allorché una barca scuffia ovvero si capovolge, cosa che può accedere a causa di forti condizioni di vento o di onda. 



La proprietà che si oppone allo sbandamento e non permette alla barca a vela di scuffiare durante la navigazione è la stabilita di galleggiamento.
Per sbandamento si intende l'angolo con cui la barca è inclinata rispetto al piano perpendicolare a quello di navigazione, ovviamente uno sbandamento di 180° implica il ribaltamento dell'imbarcazione. 
Per evitare il ribaltamento dell'imbarcazione, occorre generare forze di due tipi che si oppongono alla forza di ribaltamento:

  1. aumentare la parte immersa del natante nel movimento di sbandata
  2. generare un contrappeso (zavorra) sul lato opposto a quello della sbandata

Il contrappeso può essere di tipo umano (equipaggio) o strutturale, cioè ponendo un peso elevato sul punto più immerso della chiglia, il quale si dice bulbo
Nel primo caso, cioè aumentando la parte immersa dell'imbarcazione, si sfrutta il principio di Archimede o galleggiamento, nell'altro la forza di gravità
Per aumentare la coppia di raddrizzamento alcune imbarcazioni usano riempire con acqua dei serbatoi (Ballast) sui lati sopra vento.





Un altra domanda che spesso molti si pongono riguarda il funzionamento dei sommergibili.


PERCHÉ I SOMMERGIBILI  POSSONO GALLEGGIARE E AFFONDARE?
I sistemi usati per fare immergere, emergere o, in generale variare di quota un sottomarino o un sommergibile sono essenzialmente due: 
  • uno statico fondato sul bilanciamento tra il peso del sommergibile e la spinta al galleggiamento che esso riceve in base al principio di Archimede
  • uno dinamico , che sfrutta, quando il sommergibile è immerso ed in moto, la portanza dei suoi timoni di profondità.
Come ogni corpo immerso in un liquido, il sommergibile è soggetto principalmente a due forze: la forza peso, diretta verticalmente dall'alto verso il basso, la spinta idrostatica, diretta verticalmente dal basso verso l'alto e di intensità pari al peso del volume del liquido spostato (nel nostro caso, acqua marina).
Per far immergere un sommergibile si deve aumentarne il peso in modo che esso superi in intensità la spinta idrostatica.


Questo si ottiene immettendo acqua marina in appositi compartimenti allagabili ("casse"). Ciò fa aumentare il peso del sommergibile, che tende quindi ad immergersi
Per far riemergere il battello basta espellere l'acqua da una delle casse (la cassa emersioneimmettendovi aria compressa, prelevata da apposite bombole (interne allo scafo). L'alleggerimento dovuto alla sostituzione della zavorra d'acqua nella cassa emersione con aria, consente al sommergibile di portarsi in "affioramento" (vale a dire con la sola torretta fuori dall'acqua). In questo assetto è possibile aspirare aria dall'atmosfera e pomparla dentro alle casse ancora allagate, diminuendo ulteriormente il peso del sommergibile e portandolo così completamente in superficie.



Buon Vento.