giovedì 29 agosto 2013

CWMorse, la app per il codice Morse




Il codice Morse è antico, desueto, ma  tutt’altro che morto!
Se in mare vi ritrovate con gli strumenti in panne, non avete a disposizione una radio e dovete comunicare con qualcuno, il Morse può essere un’ottima soluzione per comunicare a distanza e rappresenta una risorsa tuttora in grado di salvarvi la vita

Ma chi lo conosce, anzi alzi la mano chi conosce alla perfezione il codice Morse! 

Non vi preoccupate, ci pensa un’app!

CWMorse è un App per iPhone che permette di inviare segnali luminosi in codice Morse sfruttando il flash della videocamera del dispositivo. Sarà sufficiente scrivere la parola o la frase da inviare e l’App si occuperà della traduzione in codice morse automaticamente.




Al contrario, osservando chi ci trasmette in codice Morse e riproducendo il segnale luminoso con tap lunghi e tap corti sul touch screen potremo leggere il messaggio che ci è stato inviato anche se non conosciamo il codice morse come un telegrafista esperto. L’app è provvista del tasto per lanciare un segnale di SOS e della funzione “torcia”.

Se siete interessati la trovate qui nell’App Store (meglio averla sperando di non doverla usare mai)

martedì 27 agosto 2013

Non solo vela, ... Tiro di Campagna!!



I soci del TAB si sa sono poliedrici, pieni di interessi.
La vela è quello principale, ma non il solo.
Diversi soci nutrono anche l'interesse e la passione per il tiro con l'arco.
Per questo ieri sera c'era una folta delegazione del TAB alla serata inaugurale dei
Campionati Europei di Tiro di Campagna 




che sono stati organizzati dai nostri amici della A.S.D. "Arcieri città di Terni" e che si tengono a Terni dal 27 al 31 Agosto presso l'Archery Village.

L'evento caratterizzato da un folto e variegato programma, che unisce sport, relax, cultura e ristorazione è iniziato ieri con un corteo storico composto da sbandieratori, dame, cavalieri e tamburini 




che hanno percorso il centro storico fino all'Archery Village dove si è svolta una cena con menù medioevale. La serata si è conclusa con il suggestivo spettacolo di un tiro di frecce incendiarie.





Se siete interessati e volete saperne di più questo è il sito degli Arcieri cittá di Terni e questo il Programma della manifestazione e qui c'è tutto sul Tiro di Campagna



lunedì 26 agosto 2013

Filastrocca del (non) andar per mare

Un po di mare mosso e tutti a controllare le previsioni, a discutere se migliorerà o peggiorerà, quando tornerà buono,  tutti a rinforzare gli ormeggi, nessuno esce.

Ed io navigo, sulla rete e navigando ho trovato questa filastrocca molto simpatica che simulando saggezza nautica, in pratica suggerisce scuse per restare a terra.
Mi è piaciuta, mi ha fatto sorridere e per questo la condivido.
Prendetela a ridere, o fatene tesoro, a voi la scelta.




"In ogni mare, con tutti i venti, navigare è da imprudenti
Vento a ponente, chi salpa dalla riva se ne pente.
Il buon nocchier, con lo scirocco fresco, pensa ai suoi cari e si trattiene al desco.
Quando soffia il maestrale, stare in porto non è male.
Nubi a levante, catene, ancore e boe son cose sante.
Se la brezza è da nord-este, fuggi il mar come la peste.
Vento alla terra, chi sta in porto mai non erra.
Il buon nocchier, quando ode il mar che rugge, monta in un treno e, senza indugio,fugge.
Se t’ imbarchi col grecale, pescecani e funerale.
Pecorelle a mezzogiorno, partirai senza ritorno.
Se t’ imbarchi col garbino, è tremendo il tuo destino.
Il buon nocchier, anche se il tempo è bello, non si fidi e si agguanti al gavitello.
Il buon marino, quando il tempo è brutto, piuttosto che salpar, risica tutto.
Vento fresco di Provenza, navigar non è prudenza
Guarda il mare e, s'è maretta, resta in terra con gran fretta.
Aria rossa la mattina,non salpar, torna in cantina.
Aria rossa sul tramonto, navigar non mette conto.
Messi a scelta l’ acqua e il vino, scansa l’ acqua il buon marino.
Quando è pronto il tuo veliero, non salpar, muta pensiero.
Bonaccia alla mattina alla riviera, la partenza rimandala alla sera.
Bonaccia sulla sera alla marina, non t’ imbarcare, aspetta domattina.
Il buon nocchiero, anche coi venti aprichi,pensa alla pancia e se la serba ai fichi.
Né di Venere né di Marte non s'imbarca né si parte.
Se a libeccio gira il vento, fuggi il mare con spavento.
L'esperienza ce la dà per certa: uomo in battello sepoltura aperta.
Quando il sole è solicello non montare sul battello.
Non gettare in mar la lancia se nel cuore hai la tua pancia.
Se a ponente vedi un lampo, è naufragio senza scampo.
Pecorelle all'orizzonte: vai sul molo e ...dietro fronte!
Se vuoi esser buon nocchiere: volgi al mar sempre il sedere".

Renato Fucini*

Critiche, commenti o lodi all'autore, che ambasciator non porta pena!

*Il sonetto l'ho trovato attribuito a Renato Fucini (in arte Neri Tanfucio) ma non so dire se l'attribuzione sia autentica o meno

sabato 24 agosto 2013

Sapete appennellare un ancoraggio?



Visto che abbiamo parlato di afforco, è corretto a questo punto parlare di appennellata.


Dal dizionario della lingua Italiana Hoepli
appennellare
[ap-pen-nel-là-re]
(appennèllo)
v. tr.
MAR Aggiungere all'àncora già affondata un ancorotto supplementare, per rinforzare l'ormeggio
Appennellare l'àncora, farla uscire dalla cubia e tenerla a fior d'acqua prima di affondarla del tutto.


Come dice la definizione, si tratta di un tipo di ancoraggio in cui sulla stessa linea vengono fissate in sequenza due ancore collegate con una catena 

Questo tipo di ancoraggio deve essere previsto e preparato per tempo. Si utilizza l’ancora di rispettorelativa catena (grippia) collegandone l’estremità libera al diamante dell’ancora principale.
E’ possibile anche collegare direttamente le due ancore ma è sconsigliabile per la difficoltà di maneggiare le due ancore contemporaneamente.
La catena di collegamento non deve avere lunghezza inferiore alla profondità del luogo dove viene previsto l’ancoraggio. 
Ciò si rende necessario per facilitare e rendere meno pericolosa la manovra di fondo ma anche per rendere meno faticoso il successivo recupero a bordo delle ancore quando si salpa.
Se ne volete sapere di più sulla tecnica dell' appennellata e su come si esegue leggete questo bellissimo articolo.

Anticipo subito la domanda classica: 
E' più sicuro l'afforco o l'appennellamento?

Tutte due le manovre sono buone se eseguite bene. 
Sicuramente differiscono in quanto per afforcare si usa due ancore disposte su due calumi diversi, e la manovra molte volte non è semplice tenendo conto anche del fatto che occorre cercare di mantenere almeno un angolo di afforco di circa 30°per ripartire bene le forze su ogni calumo, l'appennellata invece consiste solo nel disporre due ancore in serie una dietro l'altra a distanza almeno circa di 3/5m sulla stessa linea di ancoraggio.
Personalmente preferisco l'appennellata perché è capitato soventemente che con l'afforco non sempre il carico viene ripartito in maniera uguale su tutti e due i calumi.
Questo significa che in fase di sollecitazione ogni calumo viene sollecitato una alla volta alternativamente, inoltre se l'angolo d'afforco non è fatto bene, più si aumenta l'angolo oltrepassando i canonici 30° e più aumenta la percentuale di forza su ogni calumo,in ultimo bisogna essere certi che le due ancore abbiano agguantato nella stessa maniera.

C'è da dire che alcuni si sono trovati adirittura con calumi intrecciati a motivo del vento che girava continuamente. 

Nell'appennellata l'unico inconveniente è che quando si va a salpare potremmo trovarci in difficoltà nello spedare l'ancora di sopravento ed è quindi opportuno predisporsi con una grippia e un grippiale per il recupero, altrimenti occorre immergersi per recuperarla.

venerdì 16 agosto 2013

Sapete afforcare per stare tranquilli in rada?


Restiamo sull' argomento del passare la notte senza preoccupazioni alla fonda, parlando di una ulteriore tecnica da utilizzare per una maggiore sicurezza: potreste valutare l’ipotesi di calare una seconda ancora.
Come fare?  Vi spieghiamo le manovre da fare per un corretto afforco
A bordo di un’imbarcazione non dovrebbe mai mancare un’ancora di rispetto. Ad esempio, oltre a quella principale (tipo quelle classiche da Ammiragliato), potreste predisporne un’altra di tipo CQR, Danforth, Delta o Bruce, per assicurarvi una miglior tenuta in rada e per far fronte a varie situazioni di emergenza. Quando siete alla fonda e le previsioni parlano di condizioni meteorologiche particolarmente avverse, potrebbe essere il caso di effettuare un afforco, o un appennellaggio, due operazioni che prevedono l’utilizzo di due ancore.




L’AFFORCO
L’afforco è una manovra che si esegue calando le due ancore alla giusta distanza dalla barca, disposte in modo che i due ormeggi formino tra loro un angolo uguale o maggiore di 45°: si tratta di una buona soluzione se temete un salto di vento improvviso. All’aumentare dell’intensità dell’aria, l’angolo tra le due catene andrebbe stretto: in realtà l’angolo si stringe da solo quando, a causa dell’incremento del vento, siete costretti a filare più catena. Meglio quindi tenersi fin dall’inizio con un angolo più aperto, magari sui 60°.

Esistono vari modi per eseguire l’afforco. Il più comune prevede l’utilizzo del motore: calate l’ancora principale e mettetela in tiro. Dopodiché, dirigetevi verso il secondo punto che avrete scelto per la seconda ancora con un angolo di 60°. Arrivati nell’area prestabilita date fondo, poi, lasciandovi scarrocciare, lascate la seconda catena fino a che entrambe non abbiano la stessa tensione.

Esiste poi l’afforco aiutandosi con il tender: una volta calata l’ancora principale, con la catena in tiro, caricate la seconda linea di ancoraggio sul battellino e raggiungete con quello il punto selezionato per dare fondo all’ancora accessoria. Infine tornate alla barca filando la cima.

Infine, potrete anche afforcare a vela: la cosa più importante è conoscere la capacità di evoluzione della barca, poiché dovrete passare da una posizione di semi-stallo – nel punto in cui, con la sola randa su (per avere la prua sgombra), di bolina molto stretta, si cala la prima ancora – a un’accelerazione: dopo aver calato il primo ormeggio poggiate per prendere velocità (filando la catena della prima ancora), proseguite per 40 metri circa (se il fondale è di circa 10 metri), orzate e virate, cercando di tenere il più possibile la barca prua al vento, mentre si tira giù la seconda ancora. Dovrete far fileggiare la randa in modo che l’imbarcazione arretri per scarroccio e potrete così filare la seconda catena e cima, fino a quando i due cavi formeranno tra loro un angolo di 30° o più gradi.

Un consiglio valido in ogni condizione: per favorire l’affondamento delle marre nel terreno provate a recuperare una decina di metri di entrambe le linee (lasciando le cime legate alle bitte) per poi mollarle contemporaneamente: la barca prenderà abbastanza velocità arretrando, così che, quando i cavi si tenderanno, verrà esercitata una maggiore forza sulle ancore.

venerdì 9 agosto 2013

Stare tranquilli in rada


Passare la notte in rada è un’esperienza suggestiva,  che offre sensazioni speciali di libertà ed il piacere di trovarsi in un contesto naturale che regala emozioni ma è necessario prestare particolare attenzione onde evitare levatacce notturne per un’ancora che non tiene rischiando di finire a scogli.
Se decidete di passare la notte in rada, ci sono molti fattori di cui dovrete tenere conto per evitare di essere svegliati alle due del mattino per un’ancora che non tiene o una botta contro un’altra barca ormeggiata nelle vicinanze. 



Sull’ormeggio in rada sono stati scritti dei libri (se volete approfondire:  "L'ancoraggio in rada" di Alessandro Borgia ed. Il Frangente).

Non è il nostro intento, noi abbiamo riassunto in una lista di domande e risposte il minimo di quello che c’è da sapere per evitare disastri notturni.

1) Cosa bisogna fare una volta raggiunta la rada prescelta per l’ormeggio?
Partite con il perlustrare alla luce del giorno la caletta per verificare con mano i dati forniti dal portolano o dal GPS.


2) Come scegliere la posizione giusta e quali accorgimenti adottare per reagire velocemente in caso di emergenza?
Molto importante è vedere la migliore via di uscita della rada e gli spazi dove è possibile manovrare in caso di una ritirata notturna; in caso di emergenza deve essere facile andarsene velocemente. Lasciate le chiavi di accensione del motore pronte per l’utilizzo. In caso di fuga ricordatevi di incaricare subito qualcuno di chiudere tutti i boccaporti.

3) Qual è la profondità ottimale per calare l’ancora?
Circa 7/10 metri. Già con 12/15 metri la manovra di recupero dell’ancora o altre operazioni di emergenza potrebbero rivelarsi troppo faticose per le forze in gioco decisamente maggiori.

4) Quanto calumo bisogna dare?
La regola per un buon ancoraggio è che il calumo sia da 3 a 6 volte il fondo, a seconda dell’intensità del vento.

5) Se ci sono altre barche ormeggiate nella rada?
Non date fondo troppo vicino ad altre barche e calcolate il diametro di ruota (o brandeggio) che spesso è causa di spiacevoli sorprese nel caso il vento cambi di direzione e intensità.

6) Come si capisce se l’ancora sta tenendo?
Un colpo in retro al motore farà subito capire se l’ancora sta facendo il suo dovere o meno. Una persona a prua starà con un piede sulla catena e comunicherà agli altri se la catena tesa “suona” e vibra: in questo caso l’ancora sta arando sul fondo. Utile, al termine della manovra, impostare il gps e l’ecoscandaglio con un allarme sonoro che avverta lo skipper di uno spostamento anche minimo (fino ad un metro). Altro sistema è quello di fare un classico allineamento barca – terraferma.

7) Cosa fare in caso di vento forte?
In caso di vento forte è bene appennellare due ancore, cioè una dopo l’altra sulla stessa linea d’ormeggio, così da poter restare sicuri fino al termine della sventolata. Quando è possibile (in Italia non è consentito) è buona abitudine mettere delle cime a terra che danno più sicurezza e permettono una facile e veloce manovra di uscita. Attenzione però a come sono ormeggiati gli altri visto che con le cime a terra si smette di girare alla ruota.

8 ) E se nella rada sono predisposti dei gavitelli?
Fatevi un bagno e controllate lo stato della cima che lega il corpo morto alla boetta di ormeggio; legate la cima di prua alla gassa sotto di essa.

martedì 6 agosto 2013

Ricordi di mare e di vela


Il comandante Giancarlo Basile ha una lunga vita di mare da raccontare. Dall’infanzia a Polignano a Mare all’Accademia Navale di Livorno, al comando di barche che hanno fatto la storia dello sport velico della Marina Militare come Stella Polare, Corsaro II o Artica II, ai successi agonistici come la vittoria con record (rimasto imbattuto per 18 anni) alla Giraglia del 1966 e a moltissime navigazioni per puro diletto e piacere didattico.

Queste esperienze sono raccolte da Giancarlo Basile in un libro autobiografico, “Ricordi di mare e di vela”, edito da Editrice Incontri Nautici, che in 268 pagine ripercorre, con un stile leggero e appassionato, le molte miglia, tecniche e umane, percorse dall’ autore nei mari di tutto il mondo. 
Una lettura piacevole e ricca di dettagli, che Basile arricchisce anche con la sua estrema attenzione per la cultura marinaresca e con il “corretto scrivere” di cose di mare, di cui negli anni lo stesso Basile è diventato un attento divulgatore e difensore.
 Lo consigliamo a quanti, come noi, condividono l’amore per quell’ equilibrio pressoché perfetto che è una barca a vela in navigazione sul mare.

Se lo volete comprare lo trovate qui.

venerdì 2 agosto 2013

Cosa portare in crociera


Estate, voglia di vacanza, voglia di Vela voglia di vacanza in barca a vela.
La vacanza in barca a vela è una bella cosa che può fornire grandi emozioni, ma non è una crociera all'insegna del lusso e della comodità.


Le barche vela (anche le più grandi) non sono navi da crociera, con discoteche, cinema, ristoranti e cene con il comandante, notoriamente a bordo gli spazi sono ristretti, sia per vivere che per immagazzinare.
Pertanto il consiglio è di ridurre il bagaglio all’essenziale (pochi abiti informali e comodi) e lasciare tutto il superfluo in città.

In questo post, intendiamo fornire alcuni consigli molto pratici per rendere più piacevole e funzionale la vacanza in barca, indicazioni che potrete personalizzare e adeguare alle vostre necessità.
Una sacca morbida è l’ideale per stivare i vostri abiti che dovranno essere comodi e garantire libertà di movimento, ma anche per portarsi un buon libro e tanta musica.

Cosa non deve mancare mai:
  • zainetto o borsa da spiaggia per la doccia
  • sacco a pelo estivo o invernale a seconda della stagione
  • federa per cuscino
  • set per la pulizia personale e asciugamani
  • sapone marino liquido (nei negozi di nautica: inquina meno e si risparmia acqua)
  • cerata completa Scarpe da vela o da ginnastica a suola chiara (da usare solo in barca)
  • ciabatte in gomma per la doccia (evitare zoccoli)
  • guanti da vela o da lavoro, almeno una persona dell’equipaggio (sono ottimi anche dei vecchi – guanti da sci o i guanti da giardinaggio)
  • cappello per sole e freddo
  • occhiali da sole (con cimino di sicurezza)
  • torcia elettrica e coltello da vela (facoltativo)
  • medicinali: aspirina e analgesici, creme per punture di insetti; per chi pensa di soffrire di mal di mare TRANSCOP in cerotti (è in vendita in farmacia ed è mutuabile)

In estate:
  • 3/5 magliette
  • 2/3 bermuda
  • 1/3 costumi da bagno
  • un golf, una felpa e un paio di pantaloni per la sera
  • occhiali da sole e cappello da sole chiaro
  • lenzuolo bagno da usare per il sole in coperta
  • creme abbronzanti con un fattore protettivo alto (non portare olio), stick per le labbra
  • Pinne maschera e boccaglio

In inverno:
  • stivali
  • calzettoni
  • più magliette
  • 1 o 2 tute
  • 1 o 2 felpe
  • 2 maglioni
  • 2 paia di scarpe
  • 2 paia di pantaloni
  • 2 cappelli lana
  • guanti in pile
  • sciarpa.
Altra cosa che non deve mancare mai: un bel libro da lettura
In barca a vela, nei momenti di relax, si chiacchiera, si gioca, ci si riposa e rilassa, si legge (magari di belle avventure di mare), si ascolta la musica, ma assolutamente non si guarda la TV!