lunedì 31 marzo 2014

Meglio della deriva... la Phinna!!

Da sempre, progettisti, cantieri ed armatori studiano nuove tecnologie che possano migliorare le performance delle barche. Da qualche anno però la ricerca si è spostata da scafi e vele alle appendici, concentrandosi sull’efficienza idrodinamica delle parti immerse (basti pensare all' introduzione di derive a baionetta, canting keel...).
Una vera innovazione in questo campo è stata sviluppata da Inoxsail, una  start-up italiana (a mio avviso destinata a farsi conoscere ben presto in tutto il mondo), che si occupa di progetti molto innovativi nel campo della vela, tra cui: 
  • Barche a vela costruite con la tecnica, di derivazione aeronautica, del sandwich di lamiere metalliche sottili ovvero scafi in acciaio inox o titanio, leggeri come quelli di plastica, strutturalmente omogenei, inaffondabili, durevoli, veloci e bellissimi.
  • Phinna : una rivoluzionaria pinna di deriva a sezione alare variabile (brevetto depositato) ovvero velocità ed angolo al vento irraggiungibili con la attuale tecnologia delle appendici immerse.


La Phinna, un’innovazione ad altissimo contenuto tecnologico, è installabile su qualunque barca a vela e risolve il problema della simmetria dei profili immersi delle attuali derive.  
In pratica, è una vera e propria “ala” immersa sotto lo scafo che “nuota” nel flusso sviluppando la migliore portanza, in ogni condizione marina ed ogni andatura, e quindi migliorando la prestazione, dell’imbarcazione che la monta, in termini di velocità e di angolo al vento.



La pinna strutturale a sezione alare variabile funziona meccanicamente sfruttando le differenze di pressione sul profilo ottenendo, senza intervento dell’equipaggio e senza consumo di energia, la modifica istantanea della sezione. 




Se ne vuoi sapere di più leggi qui, se vuoi sapere tutto, giovedi 10 aprile, a partire dalle ore 15 nell’Area Grandi Eventi, del TAG Heuer VELAFestival si terrà una conferenza interattiva – che mixerà immagini, parole e video – su Phinna, il prodotto di punta di Inoxsail.

Buon Vento.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh,
a livello teorico l'idea non fa una piega, il problema per me sono le dimensioni della deriva, rispetto alla barca:
quanta portanza può generare?
secondo me non si sentirà la differenza rispetto ad una deriva classica.
Comunque un complimento ragazzi, siete sempre una fonte di informazioni.
BV
Max

Guido ha detto...

Sono abbastanza d'accordo, hai espresso le mie stesse perplessità.
Secondo me ne venderanno abbastanza poche per barche usate (probabilmente l'incremento prestazionale non giustificherà la spesa).
Altra cosa, potrebbe essere per le barche nuove: se saranno economicamente e funzionalmente equiparabili a quelle cosiddette "normali", se loro saranno commercialmente abili, e se un minimo incremento (questo lo vedo possibile) effettivamente ci sarà,
allora probabimente ne vedremo diverse montate sui nuovi modelli che verranno.
Come al solito ce lo dirà il Tempo