venerdì 16 agosto 2013

Sapete afforcare per stare tranquilli in rada?


Restiamo sull' argomento del passare la notte senza preoccupazioni alla fonda, parlando di una ulteriore tecnica da utilizzare per una maggiore sicurezza: potreste valutare l’ipotesi di calare una seconda ancora.
Come fare?  Vi spieghiamo le manovre da fare per un corretto afforco
A bordo di un’imbarcazione non dovrebbe mai mancare un’ancora di rispetto. Ad esempio, oltre a quella principale (tipo quelle classiche da Ammiragliato), potreste predisporne un’altra di tipo CQR, Danforth, Delta o Bruce, per assicurarvi una miglior tenuta in rada e per far fronte a varie situazioni di emergenza. Quando siete alla fonda e le previsioni parlano di condizioni meteorologiche particolarmente avverse, potrebbe essere il caso di effettuare un afforco, o un appennellaggio, due operazioni che prevedono l’utilizzo di due ancore.




L’AFFORCO
L’afforco è una manovra che si esegue calando le due ancore alla giusta distanza dalla barca, disposte in modo che i due ormeggi formino tra loro un angolo uguale o maggiore di 45°: si tratta di una buona soluzione se temete un salto di vento improvviso. All’aumentare dell’intensità dell’aria, l’angolo tra le due catene andrebbe stretto: in realtà l’angolo si stringe da solo quando, a causa dell’incremento del vento, siete costretti a filare più catena. Meglio quindi tenersi fin dall’inizio con un angolo più aperto, magari sui 60°.

Esistono vari modi per eseguire l’afforco. Il più comune prevede l’utilizzo del motore: calate l’ancora principale e mettetela in tiro. Dopodiché, dirigetevi verso il secondo punto che avrete scelto per la seconda ancora con un angolo di 60°. Arrivati nell’area prestabilita date fondo, poi, lasciandovi scarrocciare, lascate la seconda catena fino a che entrambe non abbiano la stessa tensione.

Esiste poi l’afforco aiutandosi con il tender: una volta calata l’ancora principale, con la catena in tiro, caricate la seconda linea di ancoraggio sul battellino e raggiungete con quello il punto selezionato per dare fondo all’ancora accessoria. Infine tornate alla barca filando la cima.

Infine, potrete anche afforcare a vela: la cosa più importante è conoscere la capacità di evoluzione della barca, poiché dovrete passare da una posizione di semi-stallo – nel punto in cui, con la sola randa su (per avere la prua sgombra), di bolina molto stretta, si cala la prima ancora – a un’accelerazione: dopo aver calato il primo ormeggio poggiate per prendere velocità (filando la catena della prima ancora), proseguite per 40 metri circa (se il fondale è di circa 10 metri), orzate e virate, cercando di tenere il più possibile la barca prua al vento, mentre si tira giù la seconda ancora. Dovrete far fileggiare la randa in modo che l’imbarcazione arretri per scarroccio e potrete così filare la seconda catena e cima, fino a quando i due cavi formeranno tra loro un angolo di 30° o più gradi.

Un consiglio valido in ogni condizione: per favorire l’affondamento delle marre nel terreno provate a recuperare una decina di metri di entrambe le linee (lasciando le cime legate alle bitte) per poi mollarle contemporaneamente: la barca prenderà abbastanza velocità arretrando, così che, quando i cavi si tenderanno, verrà esercitata una maggiore forza sulle ancore.

3 commenti:

Sergio ha detto...

Che differenza c'è tra afforcare ed appennellare?

Anonimo ha detto...

Afforcare = 2 ancore su 2 catene diverse
Appennellare = 2 ancore sulla stessa catena
BV
Max

Guido ha detto...

Ciao Sergio,
ti ho risposto con questo post.
http://tabweb.blogspot.it/2013/08/sapete-appennellare-un-per-rendere-piu.html